Il potenziale contagio del mondo cripto continua a tenere banco, nonostante ormai sembra che la grande onda che tutto travolge si sia arrestata, capace di tirare via soltanto piccoli, anzi piccolissimi pesci.

Il tutto però, non saremmo altrimenti nel mondo delle criptovalute, con la solita dose di retroscena, di non detti, di illazioni e di teorie del complotto. L’ultima a tenere banco è quella del prestito di Voyager a favore di Alameda Research, collegata a sua volta a FTX, che a sua volta aveva prestato del denaro a Voyager.Un giro di denaro in realtà imputabile ad un tentativo di salvataggio non andato a buon fine, ma che ha innescato non poche polemiche.

Polemiche però che contano molto poco, perché il mercato sta in realtà cercando di liberasi di questi ingombri e di queste ansie, e fondamentalmente ci sta riuscendo. E chi vuole investire su questo accenno di rinascita potrà farlo con eTorovai qui per ottenere un conto virtuale gratuito e senza limitazioni nelle funzionalità – intermediario che ci consente di investire al meglio su un listino di 75+ cripto e in particolare con strumenti unici fintech.

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Alameda pronta a restituire un prestito… che non lo era

Tutto è partito con una serie di Tweet di CZ di Binance, che in realtà sta prendendo di mira ormai da qualche tempo FTX, ritenuto ormai a pieno diritto l’unico contendente allo stradominio di Binance stessa. Frecciate che appunto vengono riversate sui social da tempo, anche da parte di un leader, CZ, che negli anni ci aveva abituato ad atteggiamenti piuttosto soft. Ultimo della serie? Un tweet molto allusivo a pratiche scorrette da parte di FTX durante le operazioni di salvataggio (anche se sarebbe il caso di dire tentato salvataggio) a favore di Voyager.

Quindi 3AC deve centinaia di milioni a Voyager e fallisce. FTX/Alameda offre 100 milioni a Voyager, ma non riesce a salvarla. Alameda investe in Voyager, dunque prende 377 milioni in prestito da Voyager… ok… Voyager è fallita. FTX non l’ha salvata e non ha restituito il denaro. Difficile da seguire, eh?

Accusando successivamente tra le righe che FTX abbia problemi di liquidità, dato che se qualcuno ha il potere di muovere i mercati, è difficile, dice lui, che abbia bisogno di ricorrere a prestiti. Qualcosa che è, non ce ne voglia CZ, un pizzico più complicato di così, nonostante si stia parlando di una delle società del mondo cripto più discusse. Società che avrà pur fatto qualche movimento “strano” in passato, ma che questa volta dovrebbe essere trattata con il beneficio del dubbio, perché si tratta in realtà di operazioni di bail out relativamente standard, come ha ricordato lo stesso Sam Bankman-Fried.

Sono felice di aiutare le persone ad interessarsi di vie per aiutare la nostra industria (un po’ meno se si sta soltanto facendo finta di farlo), ma in qualche modo sogno che qualcuno di questi chieda al suo team legale come funzionano le procedure di bancarotta prima… o, che ne so, contattarmi per qualche chiarimento. Sono sempre felice di informare gli altri!

Piacciano o meno, sono realtà che esistono

Con un chiarissimo riferimento a quella che era stata la frecciata plateale di CZ nei confronti proprio di FTX e del suo modo di operare in “salvataggio” di Voyager. Questione poi definitivamente conclusa con quello che è un momento storico per la storia di Twitter, ovvero con il primo tweet di sempre proprio di Alameda Research.

Saremo felici di restituire il prestito e ottenere il collaterale indietro quando Voyager vorrà.

Tweet che dovrebbe porre la questione fine sulla vicenda, che si è allungata più del necessario e che forse non fa onore a giganti di questa portata, che si sono anche auto-assunti il ruolo di guida “corporate” del settore Bitcoin e cripto.

Scontro tra titani: ma in ballo c’è altro

Ormai ai ferri corti, con CZ che Twitta relativamente di frequente contro il “nuovo” rivale e SBF che non ci sta e non le manda a dire. Sono le prime schermaglie di quello che sarà il tema delle prossime settimane e dei prossimi mesi.

Una sorta di guerra fredda tra quelli che sono ad oggi i due principali intermediari del settore, anche per il mercato business e che devono, in un momento di crisi aperta, andarsi a conquistare una fetta di mercato più ampia possibile. Con la speranza, almeno la nostra, che ci sia un confronto leale e franco e non uno stillicidio riguardante pratiche che a qualcuno sembrano strane, ma che al tempo stesso sono lo standard delle altre industrie.