Ancora un turno di licenze in Europa per Binance, che continua con il suo tour politico che l’ha visto già impegnato prima in Francia, poi in Italia e Germania. Un percorso forse più che obbligato per un intermediario di queste dimensioni, che ci racconta però al tempo stesso quali siano le attuali condizioni del panorama europeo di regolamentazione cripto.

Cosa succede? Semplice: gli operatori che possono permetterselo, nel caos totale innescato da un MICA che entrerà pienamente in vigore soltanto tra 18 mesi, sono costretti alla questua banca centrale per banca centrale e authority per authority. Per uno scenario nel quale da perderci hanno principalmente gli utenti.

Per Binance è invece una buona notizia, che segna il passo rispetto alla concorrenza e che potrebbe interessare indirettamente anche il valore di $BNB, criptovaluta che possiamo trovare anche su eToro – vai qui per ottenere un conto virtuale gratuito con il top degli strumenti per fare trading – intermediario che ci garantisce accesso ad un listino di 75+ cripto, tutte scelte tra le migliori che abbiamo a disposizione oggi per la composizione di un portafoglio diversificato.

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Binance autorizzato anche in Spagna

La notizia principale riguarda Binance, tra i più importanti crypto exchange di criptovalute e primo per volumi di scambio. Ed è una notizia tanto importante quanto ovvia, dopo che l’intermediario guidato da CZ si era già presentato nell’ordine a Parigi, a Berlino e anche a Roma, in un tour europeo teso verso l’ottenimento di licenze per operare in piena legalità.

Una sorta di effetto a catena paradossalmente innescato dalle autorità europee, che dopo aver fatto passare tempi biblici per la discussione e l’approvazione del MiCA, faranno aspettare gli stati membri altri 18 mesi, innescando proprio quello che a parole si voleva evitare, ovvero una frammentazione paese per paese, giurisdizione per giurisdizione, per un settore che al pari di quello finanziario dovrebbe venire regolamentato, almeno si sperava, a livello europeo.

E invece non è così: e lo dimostrano gli exchange come Binance che si sono mossi per tempo e i tanti altri che arriveranno, seppure sempre di grandi dimensioni o quasi. Sì, perché come accade dalla notte dei tempi rendere la compliance così esosa favorisce indirettamente gli operatori strutturati a sufficienza per sopportare un carico burocratico di questo tipo.

Vincono le regole, meno il libero mercato

Qualcuno ci dirà che il libero mercato ha bisogno di regole per funzionare, e questo è anche vero. Ci aspettiamo però una seria disamina anche sul *modus operandi** dell’UE, che con l’ennesimo incredibile buco nell’acqua garantirà accesso al suo mercato soltanto a chi negli anni dell’anarchia è riuscito a strutturarsi e comunque a mettere da parte un gruzzolo sufficiente a prendere di petto la tentacolare burocrazia europea.

Vince sempre il regolatore… pure in ambito crypto ! Dov’è la legge che regola il libero mercato?

Non basterà una licenza, ma ne serviranno praticamente una per paese, per poi essere forse uniformate un domani, quando arriverà il MiCA (no, non diremo finalmente) a uniformare le regole a livello europeo. Nel frattempo, sotto una montagna di carta, moriranno decine di piccoli exchange, sepolti da una metaforica montagna di carte.

Cosa che, basta leggere tra le righe, non dispiacerà molto ai grandi e grandissimi, che si libereranno di una competizione meno strutturata, magari più di nicchia, ma che comunque serviva clienti. Un bene per l’Europa? Staremo a vedere, sta di fatto che per ora sembrerebbero ripetersi quei meccanismi dei “pochi ma amici“, quei meccanismi ai quali dovranno sottoporsi anche intermediari che magari non ne avevano intenzione.