Towerbank esce allo scoperto, e si dichiara pubblicamente Bitcoin friendly. L’annuncio, per voce del Towerbank Product Vice President Gabriel Campa, arriva in un momento di strategico cripto fermento per Panama, dove ha sede l’istituto.

Il paese dell’America centrale, sulla falsariga di quanto sta avvenendo a El Salvador da un anno a questa parte, sta provando a fare sul serio in fatto di criptovalute, anche nel tentativo di smarcarsi dal dollaro statunitense. Towerbank sembra quindi piazzare la mossa giusta al momento giusto, ma con un modus operandi che presta il fianco a qualche critica in fatto di privacy.

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Un’altra banca passa al “lato oscuro”

Towerbank è uno dei 30 istituti finanziari più importanti di Panama. Gabriel Campa, vicepresidente dei prodotti del gruppo, ha dichiarato che la banca starebbe studiando il modo migliore per adottare Bitcoin e criptovalute durante un meeting organizzato da Panamanian Chamber of Digital Commerce and Blockchain.

Il Centro America, terra di santi, poeti, navigatori e cripto?

All’incontro promosso dalla locale Camera di commercio, il vicepresidente ha annunciato che l’istituto sarebbe in procinto di aprire concretamente alle criptovalute, invitando i clienti ad adottare conti crypto friendly che favorirebbero transazioni e conversioni in fiat senza alcun intoppo.

Chi è interessato ad aprire un conto Crypto Friendly dovrebbe andare in banca per richiedere un appuntamento con Alicia Sánchez, Milena Saldaña o Angie Lozano. Devono solo presentare i seguenti requisiti: nome, carta d’identità o passaporto, numero di telefono, email, attività a cui sono impegnati, luogo di lavoro, reddito mensile e luogo di residenza.

A far storcere più di qualche naso negli ambienti cripto più sensibili, il censimento obbligatorio dei wallet a cui i clienti della banca sarebbero chiamati. L’istituto motiva la conditio sine qua non con il rischio intrinseco che l’utilizzo criptovalute porterebbero con sé in ambito bancario.

Una posizione controversa, con la banca che vorrebbe tenere traccia delle transazioni e soprattutto delle identità associate ai wallet dei correntisti. Promuovendo di fatto, un utilizzo che va in antitesi con quanto di buono e di concreto Bitcoin ha da offrire ai suoi utilizzatori.

Evidentemente qualcuno ai piani alti della finanza sta iniziando a capire che gli scambi in criptovalute sono una realtà, e non potendo arrestarne uso ed evoluzione, sta cercando di controllare l’incontrollabile. Se non puoi battere il tuo nemico, fattelo amico.

Le banche termometro della cripto-rivoluzione?

Gli scambi in criptovalute sono una realtà in rapido fermento soprattutto in quei paesi soggiogati da valute straniere, da cui però con l’attuale status quo non possono e non potranno mai trarre alcun beneficio. E Panama, come El Salvador guarda caso, è uno stato in cui circola il dollaro americano.

Il paese che collega geograficamente l’America Latina a quella del Nord ha già aperto agli scambi in cripto tra privati e nel pubblico, come vi abbiamo anticipato in questo articolo in cui abbiamo anche evidenziato altri aspetti interessanti, nonostante il niet successivo da parte del presidente. Oltre agli scambi in Bitcoin, Ethereum e altre cripto, la regolamentazione prevede l’uso spontaneo di tali valute, lasciando i cittadini liberi di scegliere se operare in fiat oppure no. Ci si tornerà probabilmente per sistemare qualche dettaglio, ma è comunque un passo molto importante, che indica come stiano cambiando le cose in termini di sentore anche politico per i cittadini di Panama.

Cittadini che, con l’apertura di Towerbank ai conti $BTC, si ritroverebbero ad esser censiti dovendo passare per l’istituto bancario. Col paese che, nel frattempo, cerca di smarcarsi dal dollaro. Sarà mica uno scherzo?