Una delle private bank più importanti della Svizzera, nonché una delle più antiche istituzioni del paese, ha deciso di iniziare ad offrire ai propri clienti prodotti cripto, o meglio, accesso al mondo di Bitcoin e degli altri asset di questo comparto. A fare l’importante mossa in avanti è Julius Baer, che chi segue da vicino il settore bancario e d’affari europeo conoscerà già per fama.

Una mossa se vogliamo a sorpresa almeno per chi crede che istituti di questa portata non siano in grado di innovare e di innovarsi. Una mossa che però per chi segue il mercato delle criptovalute non sarà una sorpresa, dato che sono sempre di più gli intermediari, anche di questo spessore, che decidono di inserire a listino $BTC e le altre principali cripto dietro pressioni dei clienti.

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Julius Baer non ha paura della bolla: il curioso parallelo con le dot-com

Oltre al fatto che una delle banche più importanti del mondo abbia deciso di aprire al mondo di Bitcoin e delle criptovalute, c’è in realtà altro che ci piacerebbe discutere con i nostri lettori, dato che per l’appunto siamo davanti ad una constatazione che in pochi, anche tra i principali analisti hanno mai fatto.

Lotta per Bitcoin anche tra le grandi banche svizzere

Partiamo subito dunque dalle parole del CEO del gruppo, Philipp Rickenbacker, quanto mai intelligenti almeno a nostro modo di intendere la questione.

Potremmo anche essere in questo preciso istante nel momento di esplosione della bolla dell’industria cripto, ma tutti sappiamo cosa è successo dopo l’esplosione della bolla delle dot-com 30 anni fa. La bolla ha in realtà aperto la strada ad un nuovo settore che ha trasformato le nostre vite. Credo che gli asset digitali e la finanza decentralizzata abbiano lo stesso potenziale.

Un ragionamento che non fa una grinza: se di bolla crypto si deve parlare, è bene compararla con quella delle dot-com, le imprese di internet che prima del cambio di millennio erano diventate estremamente sopravvalutate, per poi saltare in larga parte per aria, almeno metaforicamente. Da quella bolla però sarebbero nate società molto importanti, che hanno cambiato per sempre il mondo e in particolare la vita di chi vi ha investito. Parallelo curioso: l’inverno cripto (che in larga parte stiamo vivendo già dallo scorso novembre) ha già messo la parola fine su diversi progetti e potrebbe continuare a fare igiene di questo mondo. Con chi sopravviverà che ne uscirà più forte e confermerà la propria capacità di offrire valore al mercato.

Cosa farà di preciso Julius Baer?

Si tratta di un’apertura importante perché offrirà ai clienti la possibilità di fare trading, di acquistare e di detenere criptovalute, scelte ovviamente tra quelle a maggiore capitalizzazione. Banca astuta, che sa che offrendo servizi di questo tipo ai propri clienti riuscirà ad intercettare parte di un mercato miliardario, che però alle banche italiane non sembrerebbe interessare, almeno per adesso.

Tutto questo in aperto contrasto anche con quanto invece sta facendo UBS in Svizzera, che a più riprese si è detta non interessata ad offrire asset così speculativi ai propri clienti. Anche dalle parti della Svizzera dunque, dove in realtà storicamente si è più aperti al mondo delle novità finanziarie, c’è qualcuno che si comporta da Unicredit.

E in Italia? Quando si preoccuperanno le banche d’affari di offrire la possibilità ai propri clienti di prendere posizione su Bitcoin, così come possono fare centinaia di migliaia di americani, canadesi, tedeschi? Staremo a vedere: sta di fatto che l’impegno di un player come Julius Baer è segnale che la valanga è iniziata, è che ciò che rimane alle banche da decidere è se rimanerne travolte oppure provare a cavalcare il trend. Trend che è imperturbabile, nonostante i prezzi sul mercato non siano dei più interessanti almeno negli ultimi tempi.