Gli Stati Uniti si confermano paese più attivo per quanto riguarda il passaggio ad un’economia basata anche su Bitcoin. Di Miami così come del Colorado abbiamo già avuto modo di parlare, e abbiamo preannunciato che la spinta si sarebbe diffusa a macchia d’olio.

Abbiamo la conferma della bontà delle nostre previsioni da Austin, Texas, dove il sindaco ha confermato l’avvio di un’iniziativa che vorrebbe trasformare la città in uno degli hub più importanti negli States per criptovalute, Bitcoin e Web3. Partendo proprio dal re del mercato.

Anche Austin pronta a spingere Bitcoin e cripto

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Austin segue la strada della Florida

Bitcoin è diventato politico, in particolare negli Stati Uniti. Se da un lato l’amministrazione Biden punta ad un riassetto del settore, dall’altro diverse amministrazioni locali cercano di posizionarsi in senso contrario, ovvero garantendo maggiore accesso ai pagamenti e ai servizi tramite $BTC e in futuro, pare, anche sulle criptovalute.

Ad aggiungersi alla già folta lista di sostenitori di questa rivoluzione ora c’è anche il sindaco di Austin, nel Texas, stato che già ospita operazioni importanti per quanto riguarda il mining di Bitcoin.

Vogliamo utilizzare le nuove tecnologie e l’innovazione per servire meglio i nostri cittadini e migliorare i processi di governo. Sosterremo anche la creazione di ambienti dove si potranno sviluppare nuove tecnologie su blockchain e per il Web3.

Ma quanto di più interessante c’è per gli appassionati di Bitcoin è la possibilità che nella città si inizino a pagare le tasse, le multe e anche i bolli ricorrendo appunto a BTC. Una proposta partita dal sindaco che ora dovrà passare il vaglio del consiglio cittadino, in una complicata intersezione con le attribuzioni del governo federale, che sembrerebbe essere per ora ancora l’unica autorità in grado di normare su certi temi.

Qualcosa di importante si muove e Bitcoin continuerà ad essere uno dei temi principali anche dell’agone politico, in particolare in vista delle midterm di fine anno che rinnoveranno parte del Congresso.

Febbre da BTC negli USA: ma cosa c’è di credibile?

Bitcoin è nato in contesti non eccessivamente avvezzi al mondo della politica tradizionale ed è più che comprensibile che certe aperture vengano considerate come sospette, in particolare quando ad adoperarsi sono politici di carriera.

Sospetti che si erano dimostrati reali con l’interesse di Adams, sindaco di New York, che poi ha ampiamente ritrattato la sua politica legata a Bitcoin. Qualche politico coglierà la palla al balzo per farsi pubblicità, altri invece avranno un interesse genuino – e sarà questo il sottile filo dell’equilibrio anche per gli appassionati nel giudicare le policy negli USA come altrove.

Sta di fatto che queste mosse, ad ogni modo, renderanno più diffuso Bitcoin e potranno essere considerate da tutti come un passo in avanti, a prescindere da chi cercherà di capitalizzarle parallelamente. E ricordiamo ai nostri lettori che qualcosa si muove anche in Europa. Il plan B di Lugano è a buon diritto uno degli eventi dell’anno. Cose che nessuno avrebbe potuto immaginare anche soltanto qualche mese fa.