UE che bandisce il mining di criptovalute e nello specifico di Bitcoin?? È questa la notizia che sta facendo il giro del mondo, dopo che uno dei dirigenti di ESMA, l’authority che si occupa di mercati finanziari a livello europeo si è espresso con toni molto poco concilianti verso i sistemi PoW.

A rischio, tenendo conto del prossimo passaggio di Ethereum ad una versione PoS, ci sarebbe soltanto Bitcoin tra le criptovalute principali. Ma è qualcosa, come vedremo in questo nostro approfondimento, decisamente poco serio e concreto.

I papaveri di ESMA parlano alla “cinese”, ma non se ne farà nulla

Tant’è che i mercati se ne sono ampiamente infischiati, ormai abituati all’incontinenza verbale dei politici e dei dirigenti pubblici. Bitcoin rimane su livelli di prezzo interessanti per l’acquisto – cosa che possiamo fare con eTorovai qui per ottenere un conto virtuale gratuito con tutte le TOP funzionalità dei pro approfittando di un prezzo basso che però non è stato causato da ESMA.

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Erik Thedeen contro il mining Bitcoin in Europa: “Servirebbe un ban per la proof of work”

Situazione che ha del paradossale per quanto riguarda Bitcoin. Tutte le economie più sviluppate infatti stanno accogliendo a braccia più che aperte i miner che sono in fuga dalla Cina, proprio perché produttori di redditi importanti, di infrastruttura, di posti di lavoro e anche perché in grado di occupare quella potenza energetica creata e mai utilizzata.

L’abbiamo visto d’altronde ieri con il mining Bitcoin in Val di Non, dove diverse macchine ASIC sfrutteranno la potenza di una vicina centrale idroelettrica che era stata dismessa da ENEL più di 25 anni fa.

Dagli ecologisti dell’ultima ora, in particolare se in posizioni di relativo potere, continuano però gli strali verso questa tecnologia. Che questa volta vengono scagliati da Erik Thedeen, sconosciuto ai più ma recentemente diventato vice-direttore di ESMA, l’authority europea che vigila sui mercati.

La soluzione è il ban della proof of work. Proof of Stake ha vantaggi significativi in termini di riduzione dei consumi.

Questo il parere, tra lo scontato e il male informato, di un dirigente che però non può occuparsi di politiche energetiche e che dimostra di fare il gioco di chi vorrebbe indebolire Bitcoin. FUD in piena regola, che ricorda molto quello cinese di qualche mese fa e anche uno dei vettori di attacco del Partito Democratico negli USA, in particolare tra le sue frange più avverse a Bitcoin.

Niente di nuovo sul fronte occidentale: Bitcoin nemico della cattiva politica

E nemico anche di chi, per vie autoritarie, vorrebbe decidere come consumare energia nel proprio paese e, in questo caso, in tutto il continente. Da un lato esponendosi al pubblico ludibrio, dall’altro dimostrando di essere nemico di una tecnologia effettivamente decentralizzata e che è nata proprio per evitare tali ingerenze.

Morale della favola? Il linguaggio della nomenklatura europea assomiglia sempre di più – e questo è preoccupante – a quello dei paesi non liberi che effettivamente hanno bandito il mining. E quando a Parigi, dov’è la sede di ESMA, si parla la stessa lingua di Pechino, forse sarebbe il caso di considerare l’opzione Bitcoin in modo molto più serio.

FUD, che fortunatamente i mercati hanno iniziato a smaltire in modo meno tragico che qualche mese fa. Con una chicca: ripetiamo che ESMA non ha nulla che vedere con le politiche energetiche. E che dunque questo rimane un lamento su un giornale pur importante, il Financial Times, che però fortunatamente non porterà a nulla.