Stablecoin ad orologeria. O se vogliamo dirlo all’americana, a clockwork stablecoin. A poche ore dall’apertura di Jerome Powell di FED a stablecoin regolamentati arriva l’annuncio del primo stablecoin di creazione bancaria negli Stati Uniti.

Diverse banche di piccole e medie dimensioni si consorzieranno per offrire sul mercato un token che rappresenti 1:1 il dollaro USA – un po’ come fa Tether – ma al tempo stesso con le garanzie di cui può godere una banca all’interno del sistema USA.

Stablecoin – nasce USDF da un Consorzio di banche

Un sistema che girerà sulla relativamente misteriosa Provenance Blockchain, la quale non si è ancora capito con che tipo di network sarà compatibile e se potrà effettivamente offrire supporto per gli utilizzi più comuni che facciamo oggi degli stablecoin, ovvero appunto l’utilizzo sugli exchange crypto, anche per il trading di breve periodo.

Notizia però importante, perché lascia intendere che in realtà le banche sapessero già delle prossime evoluzioni del rapporto tra stablecoin e Federal Reserve, in un progetto che potrebbe indirizzare il futuro del settore almeno nel suo rapporto con i token che rappresentano il dollaro.

Cos’è USDF e perché potrebbe cambiare le carte in tavola (o forse no)

Il comparto degli stablecoin si è fatto piuttosto affollato negli ultimi anni. C’è il dominio assoluto e totale del contestato Tether, che negli ultimi tempi è messo in discussione da USDC e da UST di Terra Luna. Tra stablecoin a replica fisica e algoritmica il settore forse non aveva bisogno di un nuovo prodotto, anche se qui le cose saranno diverse su più aspetti, tutti meritevoli di essere analizzati.

  • Consorzio di banche

Dietro la creazione di USDF ci sarà un consorzio di banche. Nessun nome di grande risalto internazionale, ma comunque diversi che sono importanti sul piano locale. Nel consorzio infatti troviamo New York Community BankNBHFirst BankSterling National e Synovous. All’interno poi anche due società del settore fintech.

  • Seguendo quanto dice Powell?

Jerome Powell di FED ha più volte sottolineato la sua apertura verso stablecoin regolamentati – intendendo probabilmente interne al circuito bancario o che rispettino gli stessi vincoli. USDF potrebbe essere un’alternativa valida nel mondo economico statunitense che Powell sta provando a disegnare, con ovvio vantaggio di questo progetto rispetto a quanto viene offerto da Tether.

  • Su un’oscura blockchain pubblica

Che non è dato capire se sarà in grado di comunicare anche con altre blockchain o meno. In caso di risposta negativa, ci sarebbero grossi problemi a considerare USDF come una seria alternativa agli stablecoin che sono già disponibili sul mercato.

Per ora sul tavolo soltanto i trasferimenti?

Per ora sul tavolo sembrerebbero esserci, anche leggendo il ricco comunicato stampa diffuso dal consorzio, soltanto i trasferimenti interbancari, che avranno appunto luogo su una blockchain pubblica. Soluzione che non sembrerebbe essere delle migliori anche per questioni legate ovviamente alla privacy dei conti, che essendo gestiti dalle banche potrebbero far risalire molto facilmente ai due termini del trasferimento.

Nessun accenno alla possibilità che questo stablecoin possa effettivamente rimpiazzare Tether o gli altri maggiormente usati sugli exchange. E se così fosse, almeno nella dottrina Powell, non risolverebbe il problema a monte.

Il consorzio USDF permetterà a banche di qualunque dimensione (e anche alle community bank) di offrire soluzioni di banking digitale a sempre più clienti. Questo ci allinea al nostro focus nella costruzione di un ecosistema digitale più inclusivo, per favorire l’accesso al credito, ai depositi e alle soluzioni di gestione patrimoniale, con informazioni finanziarie integrate e abbassando al tempo stesso i costi di transazione.

Questo è il commento di Valerie Kramer, che è CDO di NBH. In principio qualcosa che potrebbe segnalare un buon passo in avanti per le banche, ma che a seconda della tipologia di implementazione potrebbe facilmente trasformarsi in un incubo per i clienti.

Certo è che il cammino per gli stablecoin, in particolare se gli stati dovessero entrare a gamba tesa, sarà complesso. Con soluzioni private come Tether e USDC che, a nostro avviso, potrebbero trasformarsi in baluardo di libertà, pur con tutti i rischi che vi sono collegati.